La mia Matematica
Ho lasciato l’università per seguire un corso di programmazione, grazie al quale ho potuto ricevere la mia prima offerta di lavoro. Poi, lavorando, non ho più pensato a laurearmi, fino a che un amico professore non mi ha detto che avrei potuto presentare come tesi una conferenza che avevo appena fatto, e quindi non avrei dovuto faticare troppo… Non è stato proprio tanto facile, ma nel dicembre 2010 mi sono laureato in matematica. Nella mia tesi ho parlato del triangolo di Dendi, simile al triangolo di Tartaglia, ma con un altro meccanismo. All’interno di questo triangolo ho scoperto tantissime proprietà e il suo utilizzo permette la soluzione di tanti problemi, compreso la complicata equazione diofantea quadratica nota con il nome di equazione di Pell.
Ma parliamo dei Giochi Matematici. Quando ero studente liceale non esistevano tutte queste opportunità di oggi, e ho fatto soltanto una gara al liceo Oberdan, vincendola, a Trieste.
In albergo mi sistemo con i miei appunti, pronto a ripassare tutta la notte le formule del mio quadernino; trovo un canale tv nel quale trasmettevano un’autopsia, e mi sono detto che con quel programma non mi sarei addormentato davvero, e ho cominciato a studiare. Il secondo giorno di gara è stato un disastro: ero sicuro di non aver fatto tutto, e quindi la vittoria sembrava ormai impossibile. Per fortuna mi sono accorto di aver dato ad un problema una soluzione migliore di quella fornita dall’organizzazione parigina: chiamo subito il prof. Nando Geronimi che ci accompagna, affinché verifichi il mio risultato e presentiamo ricorso.
Però l’aver consegnato un paio di esercizi in bianco sembrava che mi facesse retrocedere nella classifica, fino a che qualcuno mi tira per la camicia e mi porta nella sala delle premiazioni, dove scopro di esser arrivato primo! Era successo che nessuno aveva risolto tutto, ed eravamo tre primi a pari merito con due soli esercizi errati. Insomma, alla fine sono risultato primo senza rendermi troppo conto. Neanche gli altri amici e professori si erano resi conto della mia vittoria: erano tutti nel piazzale che mi attendevano per fare il giro di Parigi… e così non ho neppure una foto della premiazione…Il viaggio di ritorno in treno è stato abbastanza lungo, e mi ha permesso di proporre ai responsabili della Bocconi la creazione di un momento d’incontro per noi italiani, prima della finale parigina. E dal 2001 ci incontriamo a Caldé, sul Lago Maggiore, nell’ultima settimana di luglio, per allenarci e fare bella figura a Parigi.
Sono invitati i finalisti, ma anche gli amici degli anni passati, e quelli che per poco hanno mancato il podio. Il primo anno eravamo una dozzina, e nel giardino del prof. Geronimi ci siamo allenati, mentre i genitori presenti preparavano da mangiare. Negli ultimi anni eravamo tanti da trovar difficoltà a sistemarci tutti, e oltre agli allenamenti veri e propri ci viene offerta una settimana con tante conferenze e iniziative.
I risultati si vedono, perché dopo di me tanti altri italiani vincono a Parigi, ciascuno per la propria categoria, le finali. Oltre ai primi classificati, tanti altri italiani arrivano a ridosso della prima posizione, e ci sentiamo di dire che siamo una bella squadra, dal momento che ultimamente anche i ragazzi più giovani si fanno valere.
Negli ultimi anni abbiamo raggiunto i circa 50.000 iscritti in Italia alla prima fase della gara, e abbiamo gareggiato in cento città; gli oltre 4.000 finalisti si trovano poi a Milano per selezionare la squadra che andrà a Parigi. Be’… 50.000… io parlo solo della gara alla quale partecipo io; ci sono però, organizzate dalla Bocconi, anche la gara a squadre, i Giochi di Primavera, i Giochi d’Autunno, i Giochi di Rosi, e infine anche altre organizzazioni propongono altre competizioni ugualmente valide: le Olimpiadi, i Giochi di Archimede, il Rally Matematico, il Kangourou. E non dimentichiamo che tanti problemi dei test Invalsi sono simili a problemi di gare matematiche.
Ogni anno, quando preparo i testi per gli allenamenti di Caldé, è dura: oramai i ragazzi mi conoscono, e parecchi hanno già sentito i problemi da me proposti, quindi devo rinnovare in continuazione il mio repertorio.
Quello che mi piace ribadire, è che a Parigi trovo sempre un ambiente accogliente, amici simpatici, e anche con gli avversari degli altri Paesi, è un piacere quando ci incontriamo. Questa è la matematica che mi piace. Anche perché ogni anno portiamo il tricolore, e ci è servito ormai tante volte per festeggiare i nostri vincitori italiani.
Ecco una delle premiazioni che mi ha visto classificato nei primi 10 della categoria Alta Competizione.
Io non dico nulla, ma noto che anche altri atleti di altre Nazioni portano la loro bandiera. Ma hanno copiato da noi (eheheh…).
Ma alla fine sono i ragazzi stessi che mi confermano che la matematica è divertente: è l’unica materia scolastica nella quale anche io (e questa frase può dirla ciascuno di noi) posso inventare la formula. È la materia nella quale possiamo discutere, dando dimostrazione di ogni nostra scoperta. E anche gli studenti delle elementari (me lo dimostrate ogni volta che vado in una scuola) possono inventare teoremi che danno la risposta anche ai quesiti che si trovano nelle domande di logica presenti nei test di ammissione all’Università.
Come vedete da queste foto, ci divertiamo un sacco a fare matematica. E chi sbaglia, deve mettere il naso finto…. Si vede sulla lavagna come si risolve in maniera semplice un problema, utilizzando correttamente una tabella. Se siamo in fila e io occupo il tredicesimo posto sia contando dall’inizio, sia contando dal fondo, in quanti siamo? Questo problema è stato posto da Gerry Scotti in un suo quiz, e la concorrente non ha saputo rispondere correttamente; noi, invece, scienziati delle scuole elementari, abbiamo analizzato i casi più semplici (sono al primo posto, al secondo, al terzo…) e poi abbiamo trovato la formula. A questo punto enuncio il teorema delle persone in fila, e se sei al ventesimo o anche al centesimo posto contando sia dall’inizio sia dalla fine, io so subito dirti in quanti siete in tutto.
Mi gratificano tanto i commenti dei ragazzi, e di questo ringrazio tutti pubblicamente. E condivido con voi le foto che mi vengono mandate dalle varie scuole che frequento. E soprattutto, non oso contraddire qualcuno che afferma che “la matematica è fantastica!”.
Ma non è possibile: guardate come sono attenti! Qua siamo in provincia di Como, e a questi ragazzi delle elementari ho proposto i problemi che avevo nel computer… quelli adatti a studenti delle medie. Tutto risolto!
Be’, ragazzi, ma qui avete proprio esagerato! Non ce la faccio a firmare autografi a tutti questi piccoli fans di me e della matematica!
Grande sorpresa per le insegnanti e per me, quando alla fine della lezione si alza uno studente e… guardiamo cos’è successo.
Ecco un’altra mia lezione che ha avuto un epilogo inatteso. Grazie, ragazzi!
Ma è proprio divertente vedere come seguite con attenzione le mie lezioni, ragazzi… siete più di 1000 ad ogni mia lezione, ma quasi non occorre gridare, da quanto silenzio fate. Mi fa piacere che queste lezioni che tengo a Milano da alcuni anni, mia ideazione, abbiano riscosso così tanto successo. E poi… rispondete tutti esattamente… Bravi tutti! Ed è uno spettacolo vedere anche i vostri genitori che vi guardano nei megaschermi esterni, felici del vostro grande divertimento.
Quando vado in TV non riesco a trattenermi e devo presentare sempre tanti giochini.
A Modena si è tenuta la finale nazionale di giochi di logica, organizzata da Amico Logico, la rivista con la quale ho collaborato. Mi ha piacere sottolineare il fatto che non occorre neppure la sorveglianza, tanta è la correttezza di tutti i partecipanti.
Comunque, può capitare a tutti di sbagliare, ed io l’ho fatto quando mi sono presentato alle gare della Bocconi con la maglietta delle Olimpiadi, secondo me però tra le organizzazioni matematiche non deve esserci concorrenza, ma collaborazione per ottenere tutti lo stesso scopo: la diffusione e la conoscenza della matematica.
Ma… non commuove questa manifestazione di entusiasmo? Gli insegnanti mi hanno detto che hanno fatto tutto i ragazzi, senza neppure informare i loro professori.